Legenda

Questo itinerario si distingue per essere uno dei più lunghi e variegati, andando ad interessare prima la collina torinese, poi un’ampia area del Nord Astigiano e infine una parte del Monferrato Casalese, raggiungendo la città di Casale Monferrato. Il tracciato si sviluppa nella sua interezza per circa 115 km, partendo da Moncalieri (TO) e attraversando il Parco della Collina Torinese, fino alla Basilica di Superga. Da lì prosegue verso i Comuni di Sciolze (TO) e Cinzano (TO), entrando all’altezza di Moncucco Torinese (AT) nel territorio del Basso Monferrato. È da questo punto che prende il via il tratto più peculiare del percorso, che tocca senza soluzione di continuità le Terre dei Santi, con tappa chiave all’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, le Colline del Romanico e infine le Terre di Aleramo, cuore storico del Marchesato del Monferrato, per poi toccare il Sacro Monte di Crea e concludersi a Casale. 

L’itinerario, ormai conosciuto come “La Superga – Crea” , fu ideato e sperimentato per la prima volta in “via amatoriale” nel 1990 da un socio CAI di Casale Monferrato, l’escursionista Cesare Triveri, a cui il percorso è stato dedicato al fine di ricordarne la straordinaria impresa. 

A caratterizzare il tratto iniziale e finale del tracciato, due luoghi simbolo del Piemonte, dove attrattive ambientali, paesaggistiche, architettoniche e devozionali convivono in perfetta armonia, regalando al camminatore un’esperienza sportiva ed emozionale unica nel suo genere. 

La Collina di Superga: dove tutto ebbe inizio… 

Punto di partenza è la Collina di Superga, quota 670 metri, da cui si gode un panorama mozzafiato sulla città di Torino, sul Po e sulle Alpi. L’area è inserita nell’omonimo Parco Naturale, che si estende con i suoi 800 ettari sul territorio circostante, fino ai Comuni di Baldissero Torinese, Pino Torinese e San Mauro Torinese. Adagiato tra le Alpi e il mare, il Parco conserva un patrimonio floristico di pregio, che spazia da specie di origine mediterranea, come l’orniello e il pungitopo, a quelle prettamente alpine, tra cui il pino silvestre e il mirtillo nero. Molto interessante anche la fauna, dove spiccano gli uccelli rapaci, come il gheppio, l’allocco e la civetta. 

Ma a colpire l’occhio di chi sale per la prima volta a Superga è proprio la Basilica, Patrimonio Unesco dal 1997, la cui storia è profondamente connessa a quella di Torino e del Piemonte. 

Per scoprirla, occorre fare un salto indietro nel tempo, fino al 1706. La città è messa sotto assedio dall’esercito di Re Sole e le truppe piemontesi del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, alleate a quelle austriache guidate dal cugino, il Principe Eugenio di Savoia-Soisson, si trovano in grande difficoltà. I due, saliti sul colle per osservare dall’alto il campo di battaglia, individuano nel letto della Dora in secca un punto debole dei nemici, dove poterli attaccare alle spalle. Ma non è sufficiente, e il Duca fa un voto:  in caso di vittoria, avrebbe fatto costruire in quel luogo una grande chiesa in onore della Vergine. La battaglia fu durissima. Forse fu la nuova strategia, o il sacrifico di Pietro Micca, fattosi esplodere insieme alla cittadella, o l’intervento della Madonna; certo è che i francesi vennero sconfitti e la città fu salva. Vittorio Amedeo II, da quel momento soprannominato “la Volpe Sabauda”, divenne il primo Re di Casa Savoia ma non si dimenticò dell’impegno preso. Nel 1731 fu inaugurato il Santuario, monumentale, nato dal progetto del più famoso architetto del tempo: Filippo Juvarra. Un capolavoro del Barocco, con la sua cupola gigantesca e le sculture in marmo di Carrara; nei sotterranei, nelle Tombe Reali, riposano alcuni dei più grandi nomi di Casa Savoia.

Alle spalle della chiesa, raggiungibile camminandoci intorno, sorge il monumento alla squadra calcistica del Grande Torino; i giocatori, tutti fuoriclasse reclutati anche in Nazionale, scomparvero tragicamente insieme al resto dello staff e all’equipaggio il 4 maggio del 1949, quando l’aereo che li stava riportando a casa da Lisbona si schiantò proprio nel terrapieno della basilica, non lasciando sopravvissuti.

Scopri l'itinerario escursionistico

L’itinerario Superga Vezzolano Crea è composto da 5 tappe, incluse le varianti, i cui dati sono visibili sul portale Piemonte Outdoor.

SVC TAPPA 1: Moncalieri – Basilica di Superga
SVC Tappa 2: Superga – Vezzolano
SVC TAPPA 3: Abbazia di Vezzolano – Murisengo
SVC TAPPA 4: Murisengo – Santuario Madonna di Crea
SVC TAPPA 5: Santuario Madonna di Crea – Casale Monferrato

Numero di tappe
(con varianti)
5
Lunghezza
totale
115 km

Microaree interessate

  • N. 9 – Colline dei boschi e del romanico
  • N. 11 – Intorno alla Contea di Cocconato
  • N. 12 – Ricetti e castelli
  • N. 16 – Colline delle sorgenti
  • N. 17 – Testimonianze longobarde
  • N. 20 – Intorno al Santuario di Crea

Comuni interessati dall’itinerario

Si specifica che, tra questi, i Comuni di Moncalieri, Pino Torinese, Sciolze e Cinzano Torinese, così come l’area della Basilica di Superga e la città di Casale Monferrato, non fanno parte del territorio del G.A.L. Basso Monferrato Astigiano, ma sono stati ovviamente inseriti all’interno della descrizione che segue, dedicata all’Itinerario in oggetto.

Al contempo, nel percorso medesimo, sono stati aggiunti, in qualità di tappe integrative consigliate, i Comuni di ODALENGO PICCOLO, CERESETO e TREVILLE, in quanto situati in prossimità dell’Itinerario così come presentato da Piemonte Outdoor, con cui condividono i principali aspetti paesaggistici, naturalistici e storici, e perché caratterizzati da un’elevata attrattività dal punto di vista architettonico, artistico ed enogastronomico.

Comune di Villadeati (AL)

Comune di Villadeati (AL)

Via Municipio, 415020 Villadeati (AL)Telefono: 0141 902020Email: info@comune.villadeati.al.itVilladeati è un comune italiano di 484 abitanti della provincia di Alessandria in Piemonte, situato su un colle ad una altezza di 410 metri sul livello del mare. Il comune è...

Comune di Treville (AL)

Comune di Treville (AL)

Via Roma, 1715030 Treville (AL)Telefono: +39 0142 497006Email: info@comune.treville.al.itTreville è un comune italiano di 280 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. Il nome di Treville compare per la prima volta in un documento del 1202, in un decreto,...

Comune di Ponzano Monferrato (AL)

Comune di Ponzano Monferrato (AL)

Piazza Marconi, 115020 Ponzano Monferrato (AL)Telefono: 0141 927135Email: info@comune.ponzanomonferrato.al.itPonzano Monferrato è un comune italiano di 331 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. Ponzano Monferrato ha un'unica frazione di 107 abitanti,...

Comune di Ozzano Monferrato (AL)

Comune di Ozzano Monferrato (AL)

Via Santa Maria, 115039 Ozzano Monferrato (AL)Telefono: 0142 487153Email: segreteria@comune.ozzanomonferrato.al.it Ozzano Monferrato è un comune italiano di 1 422 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte, sito nel Monferrato Casalese, a circa 10 chilometri...

Comune di Odalengo Piccolo (AL)

Comune di Odalengo Piccolo (AL)

Piazza Piemonte, 115020 Odalengo Piccolo (AL)Telefono: (+39)0141 919126Email: info@comune.odalengopiccolo.al.it Odalengo Piccolo è un comune italiano di 266 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte.Documenti scaricabili[download-attachments container="div"...

Comune di Murisengo (AL)

Comune di Murisengo (AL)

Piazza della Vittoria, 115020 Murisengo (AL)Telefono: 0141/993041Email: protocollo@murisengo.com Murisengo è un comune italiano di circa 1 429 abitanti situato nel lato nord-ovest estremo della provincia di Alessandria, in Piemonte, al confine orientale della Valle...

Comune di Moncucco Torinese (AT)

Comune di Moncucco Torinese (AT)

Via Mosso, 414024 Moncucco Torinese (AT)Telefono: (+39)0119874701Email: comune@comune.moncucco.asti.it Moncucco Torinese è un comune italiano di 883 abitanti della provincia di Asti in Piemonte, al confine con la città metropolitana di Torino. È sede di un castello,...

Comune di Cocconato (AT)

Comune di Cocconato (AT)

Cortile del Collegio, 314023 Cocconato (AT)Telefono: 0141.907007Email: amministrativo@cocconato.info Paese di 1600 anime, in cima alle colline più alte del Monferrato, posizione di grande valore per l'aria pulita e il panorama a 360° su tutto il Piemonte. Nel bel...

Comune di Cereseto (AL)

Comune di Cereseto (AL)

Via Roma, 3215020 Cereseto (AL)Telefono: 0142 940185Email: demografici@comune.cereseto.al.it Cereseto è un comune italiano di 409 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. Paese del Monferrato Casalese, è situato a 280 metri di altezza sul livello del...

Comune di Albugnano (AT)

Comune di Albugnano (AT)

Piazza Cav. Serra, 114022 - Albugnano (AT)Telefono: +39 011/9920601Email: protocollo@comune.albugnano.at.itAlbugnano è un comune italiano di 500 abitanti della provincia di Asti in Piemonte. Situato nel basso Monferrato, con la casa comunale a 549 metri di altezza sul...

Approfondimenti sul territorio

CENNI STORICI

Dagli Antichi Romani ai Conti Radicati: la trasformazione di un territorio

La comparsa delle prime comunità su questo territorio si data all’epoca romana, intorno al II secolo, quando nacquero ufficialmente gli insediamenti di Vezzolano, toponimo che richiama la gens latina dei Vetius, primi proprietari del fondo, Cocconato, sorto a valle con il nome di Marcellina nei pressi della strada che collegava Hasta, l’antica Asti, ad Industria, ovvero Monteu da Po, e infine Ponzano, dal nome della prima famiglia di legionari a cui furono concesse queste terre, quella dei Pontius.

Dopo la fine dell’Impero Romano, l’area fu invasa da diverse popolazioni barbare, tra cui i Longobardi, scesi in Piemonte alla fine del VI secolo; il suffisso – eng di Murisengo e di Odalengo rievoca infatti la presenza di due accampamenti militari longobardi, ai quali si aggiunge il centro agricolo di Ponzano, come dimostra il nome della Frazione Salabue: con “sala” si intendeva un magazzino fortificato e un ricetto per gli uomini, con “bovis” un ricovero per il bestiame.

Ma è in pieno Medioevo che si scrive un nuovo destino per queste comunità, intorno a due poteri distinti, e spesso contrapposti: da una parte i Radicati di Cocconato, nella cui Contea furono inglobati Albugnano e numerosi feudi circostanti; dall’altra, i Marchesi del Monferrato, signori indiscussi di del Nord Astigiano e del Casalese. Il loro marchesato, nato nel X secolo con il famoso cavaliere Aleramo, fondatore della dinastia degli Aleramici, a cui poi subentrò quella dei Paleologi all’inizio del Trecento, governarono a lungo su tutti i borghi toccati dall’itinerario: Moncucco Torinese, in passato dotato di ben tre castelli; Murisengo, Odalengo Piccolo e Ozzano, loro assegnati già dal Barbarossa nel 1154; Villadeati, Cereseto e Treville, accorpati al Marchesato nel Duecento.

Una storia.. moderna: dal Re di Savoia al “re del caffè”

Eppure, le curiosità storiche qui non si fermano certo al Medioevo. Pochi sanno, ad esempio, che il borgo di Cocconato, soprannominato “la Riviera del Monferrato” per i suoi 500 metri di altitudine e il particolare microclima, fu spesso frequentato dal Re di Savoia Vittorio Emanuele II, grande amante della rustica cucina monferrina; o che a Ponzano, nella Frazione Salabue, visse tra la metà del Settecento e la metà dell’Ottocento il notabile Ignazio Alessandro Cozio, la cui famiglia governava all’epoca il feudo, appassionato collezionista di strumenti ad arco, in particolare di Stradivari, alcuni dei quali ancora conservati al Museo Stradivariano di Cremona.  

Alla fortuna del caffè in Italia si lega invece il paese di Murisengo, che nel 1859 diede i natali al celebre Luigi Lavazza, fondatore dell’omonima azienda, avviata nel 1894 dopo aver rilevato un’antica drogheria di Torino. Tra le sue idee più geniali, la creazione delle miscele, nate dall’unione di diverse tipologie di caffè, procedura fino a quel momento sconosciuta nel settore. Luigi si ritirerà nel 1936, lasciando ai suoi tre figli un’azienda solida e in piena crescita, capace di affrontare il secondo conflitto mondiale e la crisi post bellica. Nell’anno della sua morte, avvenuta nel 1949, mentre la produzione di caffè superava i 15.000 quintali, veniva inaugurata la filiale milanese, prima tappa di una vincente politica di espansione del marchio, pronto alla conquista del mercato italiano.

Casale Monferrato, la Capitale dei Gonzaga

A chiudere il percorso, Casale Monferrato, città del Barocco, dei Gonzaga e dei biscotti krumiri. Nota con il nome di Vardacate in epoca romana, rinacque nel X secolo anche grazie all’opera di cristianizzazione messa in campo da Sant’Evasio, Vescovo e martire, a cui è dedicato lo splendido duomo di epoca romanica. La città fu inglobata fin da subito nel Marchesato del Monferrato, di cui divenne ufficialmente la capitale nel 1464. Il possente Castello, ancora circondato dai bastioni e dal fossato, fu casa dei Paleologi e dei Gonzaga, Duchi di Mantova, divenuti signori del Monferrato nella metà del 1500. Continuamente assediata e contesa tra il Seicento e il Settecento da Spagnoli e Francesi, fu nella Seconda Guerra d’Indipendenza che giocò un ruolo chiave, fulcro della strategia franco-piemontese contro gli Austriaci, rivelatasi vincente.

SITI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO

Il gesso artistico di Moncucco Torinese e l’Abbazia di Vezzolano: un fascino senza tempo

Tra le tappe più significative dell’itinerario vi è il centro di Moncucco Torinese, dominato dai bastioni e dalla mole imponente del Castello, eretto nel XII secolo e ulteriormente ampliato tra il Duecento e il Quattrocento. Molto interessante, oltre al “contenitore”, il contenuto: le sale ospitano il Museo del Gesso, dedicato alla storia delle cave locali, sfruttate fin dal Seicento, e alla lavorazione preindustriale di questo materiale, per scopi costruttivi ed artistici. Nell’astigiano si diffusero in particolare, sia negli edifici pubblici che in quelli privati, i soffitti in gesso a matrice lignea, eleganti ed economici allo stesso tempo. Da visitare, anche la parrocchiale di San Giovanni Battista che, ricostruita in stile neoclassico a partire dal 1810, conserva all’interno un prezioso altare in marmo progettato dal famoso Filippo Juvarra per il Convento della Maddalena di Torino. 

Passando per la Frazione Pogliano, si raggiunge la splendida Abbazia medievale di Santa Maria di Vezzolano, adagiata in una conca circondata dai vigneti. La chiesa, eretta tra la prima metà del XII e la prima metà del XIII secolo, fonde in modo unico il romanico locale e il gotico transalpino, accogliendo il visitatore con sculture e affreschi di straordinaria bellezza. Un fascino magnetico, che riporta il camminatore all’epoca dei grandi pellegrinaggi, tra avventure cavalleresche ed eventi miracolosi. Come quello ricordato dal trittico in terracotta dipinta che decora l’altare maggiore, dove compare il grande Enrico VIII ai piedi della Vergine: nel 1494 il Re di Francia, gravemente malato, fu qui ospitato da Canonici, famosi curatori, che furono in grado di salvargli la vita. 

Da Cocconato a Ozzano Monferrato, panorami e leggende tra torri e castelli

Il borgo di Cocconato, dalle tipiche fattezze medievali, accoglie il visitatore con le sue importanti testimonianze artistiche: la Confraternita seicentesca della Santissima Trinità, abbellita da un altare ligneo realizzato da maestranze ticinesi; il Palazzo Comunale, dalle linee imponenti, di epoca tardogotica; la parrocchiale di Santa Maria della Consolazione, eretta nella parte più alta del paese, sul sito del castello, a ricordo del quale resta solo la Torre Merlata; Palazzo Martelletti e le altre abitazioni storiche, residenza in passato di nobili, borghesi e banchieri.  

Anche a Murisengo merita una passeggiata nel centro storico, fino a raggiungere il Castello medievale; nell’Ottocento il maniero vide gli ultimi rimaneggiamenti ed ospitò il grande scrittore e patriota Silvio Pellico, che vi compose la famosa tragedia “Francesca da Rimini”. Ma è soprattutto la parrocchiale di Sant’Antonio Abate a lasciare senza fiato: costruita nel 1748 in stile rococò piemontese su progetto del noto architetto Giovanni Peruzzi, conserva all’interno la preziosa decorazione ad affresco originale. 

Da Murisengo in poi, l’itinerario si svela come un susseguirsi di Castelli, testimonianza tangibile di un passato che vide tra i suoi protagonisti potenti famiglie nobili locali. A cominciare da Villadeati, dove il maniero, trasformato in un’elegante residenza signorile nel tardo Settecento, accoglie il visitatore con un Parco a terrazze, offrendogli un panorama suggestivo. Si continua con Ponzano, dove i castelli sono ben due: quello del centro storico, documentato fin dal 1014 tra i possedimenti del Vescovo di Vercelli e affiancato dalla Confraternita settecentesca di San Sebastiano, e quello di Salabue, risalente alla fine del Duecento, antica proprietà dei Marchesi del Monferrato

Non è certo da meno quello di Ozzano Monferrato, ricostruito nel Cinquecento e parzialmente rinnovato nel tempo; l’edificio è circondato da un Giardino all’ Italiana e da un Parco terrazzato secolare, i cui muri di contenimento ne costituivano il sistema difensivo. Il sito, che offre una vista mozzafiato sulle colline circostanti, ospita  la Torre Campanaria del XII secolo, simbolo del paese, e la parrocchiale di San Salvatore, splendido esempio di architettura tardo medievale, dichiarata Monumento Nazionale fin dal 1904.  La chiesa custodisce all’interno una preziosa decorazione ad affresco datata alla metà del Quattrocento e un altare maggiore in marmo bianco di Carrara. Spiccano nel paese, Bandiera Arancione del Touring Club, anche Casa Bonaria-Simonetti, risalente al XV secolo e prima sede del Comune, e gli Infernot, le famose cantine scavate a mano nell’Ottocento nel tufo arenaceo a diversi metri di profondità, divenute Patrimonio Unesco nel 2014.

Sorprendente Monferrato: dal castello delle fiabe al “paese che non c’è”

Anche il Castello di Cereseto lascia tutti a bocca aperta; completamente ricostruito in stile neogotico nel primo quarto del Novecento, sembra uscito da una fiaba. Nato su commissione dell’industriale e mecenate Riccardo Gualino dal progetto dell’ ingegnere Vittorio Tomielli, domina indiscusso, con la sua mole gigantesca, il centro abitato.

Ma le soprese che riserva questo itinerario non sono finite: pochi sanno che in Monferrato esiste .. “un paese che non c’è”. Si tratta di Odalengo Piccolo, così chiamato perché privo di un vero “centro”, e strutturato in cinque frazioni: Vicinato, sede della parrocchiale settecentesca di Santa Maria e San Pietro; Pessine, sito del Castello; Serra, che ospita il Municipio, pregevole edificio storico; Palmaro, dove è nato l’Osservatorio Astronomico, e infine Dorato. 

A Treville meritano invece una visita la parrocchiale settecentesca di Sant’ Ambrogio, costruita in bella posizione panoramica in sostituzione del Castello, di cui resta visibile la Cappella risalente al XIV secolo, e l’Infernot Comunale, l’unico del paese di proprietà pubblica, e quindi aperto ai visitatori.

Un traguardo.. tra cielo e terra: il Sacro Monte di Crea

A segnare la parte finale dell’itinerario, un primo traguardo che ripaga del lungo cammino sia gli occhi che lo spirito: il Sacro Monte di Crea, che si impone nel paesaggio da una delle colline più alte del Basso Monferrato. La costruzione del Santuario mariano, fondato nel 1589 su iniziativa del Priore Lateranense Costantino Massino, coinvolse in un progetto grandioso i più importanti artisti dell’ epoca, tra cui il Moncalvo, i Prestinari e i fiamminghi de Wespin. Del complesso fanno parte infatti, oltre la chiesa, 5 romitori e 23 cappelle dipinte e scolpite, tra cui spiccano la numero 16, “La Salita al Calvario”, abbellita da un gruppo scultoreo del celebre Leonardo Bistolfi, e la numero 23, detta del Paradiso, datata 1598: è questa la più alta Cappella del Sacro Monte, decorata all’interno da ben 300 figure scolpite.

Nel Santuario si conservano poi una Madonna con il Bambino del Macrino d’Alba, datata 1503, un ciclo di affreschi quattrocentesco raffigurante le Storie di Santa Margherita d’Antiochia, una statua lignea della Vergine del 1300 e preziosi bassorilievi risalenti al XII secolo.

Il Sacro Monte, meta importantissima di pellegrinaggi fin dall’XI secolo, periodo in cui nacque la chiesa primitiva, si caratterizza anche per il suo valore naturalistico, trovandosi all’interno dell’omonima Riserva Speciale, che si sviluppa su una cinquantina di ettari tra i 350 e i 460 metri di altitudine.

Casale, città d’arte

Al termine del percorso, è d’obbligo una visita al centro storico di Casale, piccolo gioiello sospeso tra Medioevo e Barocco. Durante la passeggiata, spiccano la Torre Civica, quattrocentesca, simbolo dell’indipendenza comunale, e il Duomo di Sant’Evasio, fondato  tra l’XI e il XII secolo, con la facciata asimmetrica e lo splendido nartece in stile romanico. Alle spalle della chiesa, lungo le vie storiche, sfilano uno dietro l’altro i palazzi barocchi che hanno reso famosa la città, dalle linee imponenti ed eleganti, tra cui Palazzo Gozzani di Treville e Palazzo Gozzani di San Giorgio, sede rispettivamente della Filarmonica e del Municipio. Capolavoro del Barocco è anche la Sinagoga, considerata una delle più sontuose d’Europa. Da visitare anche la Pinacoteca e la Gipsoteca, dedicate a Leonardo Bistolfi, grande scultore casalese dell’Ottocento.

PAESAGGIO AMBIENTE E PRODOTTI DELLA TERRA

Calma e… gesso: tappa a Moncucco Torinese

Questo itinerario, sviluppandosi attraverso tre aree contigue ma molto diverse tra loro, ovvero la Collina Torinese, il Basso Monferrato Astigiano e le terre UNESCO del Monferrato Casalese, porta l’escursionista alla scoperta di un patrimonio ambientale, paesaggistico ed agroalimentare decisamente variegato. 

Il tratto iniziale, entrando nell’area di Moncucco Torinese, è caratterizzato soprattutto dalla presenza delle cave di gesso, attive fin dal Seicento, materiale semplice ma dall’effetto estetico  apprezzabile, alla cui lavorazione è dedicato anche il Museo ospitato nel Castello del paese. Un reticolo di pozzi e caverne artificiali di grandi dimensioni, da cui venne estratto anche il gesso destinato agli stucchi della Reggia di Venaria Reale e della Basilica di Superga.

Ma cosa ci fa il gesso nel Monferrato, terra di argille e sabbie? La risposta è in una parola, il Messiniano, che ci riporta ad un tempo antichissimo, nell’ultima fase del Miocene, tra i 7 e i 5 milioni di anni fa. È a questo periodo geologico che risale uno degli eventi più stravolgenti della storia del nostro territorio, che ne avrebbe condizionato per sempre l’evoluzione climatica e ambientale, al pari delle ultime glaciazioni: la cosiddetta crisi di salinità. A causa del sollevamento delle placche tettoniche dell’area, lo Stretto di Gibilterra, unica apertura verso l’Oceano del Mar Mediterraneo, si chiuse completamente, causando l’evaporazione quasi completa delle sue acque: il mare si trasformò in una conca asciutta e profonda, in grado di raggiungere addirittura i 5 km di profondità  al di sotto del livello degli oceani. Allo stesso tempo, iniziarono a formarsi sul fondale vasti depositi evaporitici, rocce ricchissime di cloruro di potassio, con un livello di salinità talmente elevato da risultare incompatibile con la maggior parte delle specie animali e vegetali. L’area mediterranea da quel momento fu interessata da cicli di disseccamento e inondazione continui, fino a circa 5 milioni di anni fa quando, all’inizio del Pliocene, lo Stretto di Gibilterra si riaprì, portando al riempimento, questa volta definitivo, del bacino del Mediterraneo. La crisi di salinità aveva però rappresentato un vero punto di cesura nella vita dei nostri mari, segnando il passaggio, senza ritorno, da un ambiente tropicale a uno di tipo atlantico. 

Fermandosi a Moncucco, il camminatore scopre attrattive interessanti anche dal punto di vista culinario; tra i piatti forti, il Coniglio, preparato sotto forma di Tonno, secondo la tipica ricetta piemontese, o al Freisa, uno dei vini simbolo di queste colline a cavallo tra il torinese e il Basso Monferrato Astigiano. Tra i prodotti d’eccellenza del territorio non a caso vi è proprio il Coniglio Grigio di Carmagnola, razza autoctona del Piemonte, divenuta nel 2008 Presidio Slow Food.

I prodotti del tagliere, tra dolce e salato: il viaggio gastronomico da Cocconato a Ponzano

Per gli appassionati dei formaggi, Cocconato è tappa d’obbligo: il paese è patria della Robiola, che ne porta anche il nome. Con la sua caratteristica forma tondeggiante, la consistenza cremosa, il sapore dolce e delicato, la Robiola di Cocconato, ottenuta da solo latte vaccino, è ideale consumata fresca, come Antipasto o per l’Aperitivo. Da abbinare ovviamente ai Salumi, altro fiore all’occhiello di questa località. “Sul podio”, il famoso Prosciutto Crudo, prodotto dalle cosce del maiale, “dette cosci”, di alta qualità; grazie all’attenta lavorazione e alle particolari condizioni climatiche della “Riviera del Monferrato”, la stagionatura, di minimo 6 mesi, permetterà di ottenere un profumo e un sapore decisamente unici. Oltre al Prosciutto, sul tagliere si affettano il Salame Cotto, altra specialità del Monferrato, e i Salami Crudi, nelle diverse tipologie: tradizionali, cacciatorini, al Barbera o al Tartufo.  Del resto, non si può visitare Cocconato senza degustare proprio un calice di Barbera, eccellenza enologica di quest’area del Monferrato. Vino dalla straordinaria longevità, viene prodotto con le omonime uve in purezza e, dopo un invecchiamento in legno di minimo di 18 mesi, acquisisce l’appellativo di Superiore. Con il suo colore rosso rubino, la struttura importante e i tannini armoniosi, accompagna, alla pari di un Barolo o di un Barbaresco, la grande cucina piemontese. 

A Murisengo è il Tartufo a regnare sovrano, anche nella versione più dolce. Da una parte, nella stagione autunnale, arrivano sulle tavole sia i neri che il Bianco, il più pregiato, il ricercato Tuber Magnatum Pico, a “decorare” la Pasta all’Uovo e i Risotti. A fine pasto, ecco i golosi “Tartufi di Murisengo”, i tradizionali, preparati con nocciole e cacao, accanto alle versioni “rivisitate”, come quella al Grand Marnier e al caffè. In alternativa, la Torta di Nocciole, a base ovviamente di Nocciole Piemontesi IGP, soffice e gustosa, prodotto De.Co. del paese dal 2014.

Gli amanti della carne troveranno a Villadeati il Gran Fritto Misto alla Piemontese e la Finanziera, a Treville la Battuta di Fassona, arrosti e brasati; il tutto in abbinamento alla Barbera e al Grignolino, vino rosso DOC tipico dell’area nord-orientale del Basso Monferrato.  

Prodotti simbolo di Odalengo Piccolo sono invece le mele antiche, alcune delle quali hanno anche ottenuto il marchio di tipicità dalla Regione Piemonte, come la Canditina e il Pum Marcun. Una peculiarità che accomuna il paese con l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, oggi sede di quattro frutteti dedicati alla salvaguardia delle specie autoctone; un totale di 250 alberi da frutta, inclusi 54 esemplari di antiche varietà di meli, a cui si aggiungono le piante officinali, come biancospino, issopo, aglio selvatico, dragoncello, lavanda, camomilla e  liquirizia.

Ponzano è invece casa della Mustarda ad Pum san, una mostarda a base di mosto d’uva, anch’essa certificata con la De. Co. nel 2010,  perfetta da abbinare ai formaggi locali. 

Il prodotto tipico di Cereseto è forse il più facile da indovinare: i “ciresi” infatti sono le ciliegie in dialetto piemontese, e non a caso gli alberi di ciliegio sono di casa. A partire da quelli selvatici, sparsi sulle colline intorno al paese, che han fatto sì che qui nascesse un tempio buddista di scuola giapponese. Ma non solo: nell’area verde del paese sono già stati messi a dimora una settantina ciliegi, in gran parte donati proprio dai monaci del tempio, un numero in continua crescita, grazie all’iniziativa del Comune di impiantare un ciliegio per ogni nuovo nato a Cereseto.

Un passato... non così lontano: le cave di cemento di Ozzano Monferrato

Le colline che circondano il paese di Ozzano Monferrato sono caratterizzate dalla presenza di marne calcaree, ampiamente sfruttate in passato in campo edilizio per la produzione della calcina. 

Una risorsa che ha trasformato questo angolo del Monferrato in una terra di minatori, rappresentando una risorsa economica strategica per l’intero territorio piemontese, soprattutto tra l’inizio del 1800 e le prima metà del 1900, quando tecniche di lavorazione del materiale più avanzate permisero il passaggio da una produzione di cemento di tipo artigianale ad una prettamente industriale. 

Il contadino poteva così diversificare la propria attività diventando cavatore, migliorando le condizioni di vita della propria famiglia. Un lavoro durissimo, immerso nel buio e nei pericoli; un’epopea industriale che coinvolse non solo uomini ma anche donne e ragazzini, della quale restano a testimonianza i grandi siti di archeologia industriale e il MiCeM, il Museo Minatori e Miniere del Cemento del Monferrato Casalese, allestito presso l’ex stabilimento Cementi Rossi. 

Un passato a dir poco eroico, da riscoprire anche attraverso le ricette tipiche del paese: i “Biciolant d’ausan”, cioè i “Bicciolani di Ozzano”, grossi biscotti a forma di torcetto ricoperti di granella di zucchero, certificati come De.Co. dal 2013. Tipici del periodo pasquale, ricordano il “pane dei poveri”, benedetto e distribuito una volta all’anno dalle Confraternite religiose ai più bisognosi della comunità.

Un finale “total green”: la Riserva Naturale del Sacro Monte di Crea

Si arriva così all’ultima tappa dell’itinerario, il Santuario di Crea. Dal punto di vista ambientale, la Riserva Naturale del Sacro Monte presenta alcuni aspetti  unici nel loro genere. Dal punto di vista botanico infatti conserva specie sia di tipo mediterraneo che alpino, veri e propri “relitti” sopravvissuti alle ultime glaciazioni, tra cui I’ aconito e il giglio martagone. La popolazione boschiva vede la presenza dell’olmo campestre, del carpino bianco e dell’acero di monte; sui versanti più soleggiati crescono la roverella e l’orniello; nel sottobosco, ginestre, gigli rossi, anemoni e orchidee. 

Tra i prodotti tipici dell’area, spicca il Salame Crudo Muletta del Monferrato, insignito della De.Co dal Comune di Serralunga Di Crea; è prodotto per l’80% con carne suina di prima scelta, unita a  pancetta e insaporita con sale, pepe, noce moscata e uno speciale infuso di aglio e vino Barbera. Nel bicchiere, sfilano importanti vini rossi, come la Barbera del Monferrato Superiore DOCG,  il Grignolino del Monferrato Casalese DOC e la Malvasia di Casorzo DOC, vino dolce da dessert.

E per chiudere in dolcezza, ecco i krumiri, i famosi biscotti di Casale Monferrato. Ad inventarli, il pasticcere casalese Domenico Rossi nel 1878. Semplice la ricetta, a base di farina, uova, burro, zucchero e vaniglia, particolare la forma: quella dei famosi “baffi a manubrio” del Re Vittorio Emanuele II, morto proprio in quell’anno, a cui i biscotti furono dedicati.

Eventi principali dei Comuni

Si consiglia di visitare il sito internet del Comune di interesse per maggiori informazioni e per la programmazione esatta degli eventi.

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